LA FONTANA DELLE 99 CANNELLE

LA FONTANA DELLE 99 CANNELLE

A cura di Francesca Massaro, Storica dell’arte
 


Foto di Raniera Patavino
 

La fontana delle 99 cannelle è uno dei monumenti più rappresentativi e affascinanti che si possono visitare a l’Aquila. La sua storia infatti si intreccia con miti e leggende che assottigliano il confine tra realtà e fantasia. Quasi certamente venne costruita in base al progetto dell’architetto Tancredi da Pentima nel 1272 come informa la lapide posta sulla parete di fronte al cancello di accesso:
 

ANNO DOMINI MCCLXXIIIl

MAGISTER TANCREDUS DE PENTOMA DE VALVA FECIT HOC OPUS

 

L’architetto però sembra aver costruito di sua mano soltanto la parete su cui è affissa la suddetta iscrizione. 

Situata a La Rivera, una delle zone più antiche e centrali della città, la fontana venne eretta sui resti dell’antico castello di Acquili (da cui deriva il nome di L’Aquila). Il monumento è
costituito da due vasche, 93 mascheroni aggettanti acqua e altri sei semplici cannelli. Esso si sviluppa lungo tutto il perimetro della piazza, che ha conservato l’originale forma trapezoidale, cosi come originali sono gran parte dei mascheroni e le due vasche. Nello specifico risalgono al XIII secolo soltanto i 40 mascheroni della parete frontale e i 23 della parete sinistra, mentre i 30 della parete destra insieme ai sei cannelli privi di maschera sono stati aggiunti nel XVI secolo.
 

Le aggiunte successive sarebbero state effettuate per rinvigorire la leggenda della fondazione dell’Aquila. Si narra infatti che nel corso del Duecento si decise di fondare un’unica città riunendo le popolazioni di 99 castelli. I signori dei 99 castelli dovevano sistemare gli abitanti del borgo di origine nella zona assegnata loro nella fase di progettazione urbanistica, con il preciso compito di adornare l’area loro assegnata attraverso una piazza, una fontana e una chiesa. La fontana quindi voleva rappresentare la potenza della città riunificata e il prestigio dei 99 signori, effigiati simbolicamente, uno ad uno, nei mascheroni del monumento (e qui la storia si mescola con la leggenda perché i mascheroni, come già detto, sono soltanto 93).
 

Danneggiata dal sisma del 2009, è stata restaurata e in parte ricostruita dal FAI che ha riportato all’antico splendore anche il rivestimento esterno delle pareti con la caratteristica composizione a scacchiera in pietra bianca e rosata proveniente dalle cave di Genzano di Sassa, la stessa utilizzata per la Basilica di Santa Maria di Collemaggio.